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“Siamo un esercito in cammino. Insieme a voi: prendiamoci per mano con energia, creatività e passione”. E’ questo l’appello che Adele Patrini, presidente di Caos (Centro Ascolto Operate al Seno), ha rivolto all’Ordine dei Biologi della Lombardia ed a tutti gli enti di rappresentanza delle professioni sanitarie presenti in platea, in occasione della “Notte Blu dei Biologi lombardi“, l’evento promosso e organizzato dall’OBL (presieduto dal dott. Rudy Alexander Rossetto) e dal Consiglio regionale della Lombardia, lo scorso 17 novembre, per celebrare il primo anno di vita del neonato ente di rappresentanza professionale oltre che il 56°anniversario dalla nascita dell’Ordine Nazionale dei Biologi (1967), oggi FNOB (Federazione Nazionale Ordine Biologi). “E’ per me è un onore essere qua” per “far sentire la voce del paziente. Una voce che esce dalla cartella clinica ed assume un valore terapeutico ed istituzionale” ha detto la presidente di Caos (guarita da un tumore alla mammella). Parlando di prevenzione, la Patrini ha invitato a prestare attenzione alle cifre: “ogni anno si registrano sessantamila nuovi casi di tumore” ha osservato, chiedendo però di leggere questo dato anche “da un punto di vista sociale, etico, antropologico e filosofico”. Affiancandolo quindi ad un elemento “più rassicurante: che è quello della guarigione, che supera il 95% dei casi, a patto però che la diagnosi sia sempre più precoce e che la cura avvenga nei centri di senologia dedicati”. “Come mai – si è chiesta ancora la presidente di Caos – se una donna entra in una breast unit ha più probabilità di guarire?” Perché tali realtà, ha replicato: “sono straordinari modelli di organizzazione ed integrazione, ispirati da tre parole, in sanità e socio-sanità, magiche e trasversali: multidisciplinarietà, personalizzazione e rete”. Parlando del primo dei tre punti, etichettato come “punto di forza”, la Patrini ha spiegato che esso significa “che più figure” sono “sintonizzate tra loro lavorando in assoluta collegialità per produrre cure, ricerca, scambio di saperi e formazione”. Ebbene, “in questo processo – ha sottolineato – ci siamo anche noi volontari, ‘laureati in cancro‘, come dice Gemma Martino. Noi, parte integrante di un processo che ci vede lavorare in equipe, prendere per mano i pazienti e i loro familiari caregiver, per accompagnarli in questo viaggio con il cancro investendo sulla medicina più potente del mondo che è la relazione d’aiuto”. “Umberto Veronesi diceva che siamo nell’epoca della medicina del dialogo. Dal welfare state si è passati alla welfare community, una realtà in cui ogni cittadino è chiamato a concorrere responsabilmente al mantenimento della salute. Ma per fare questo occorre fare informazione e comunicazione. Bisogna cioè coinvolgere e rendere sempre più partecipe il cittadino: è questa la vera sfida da affrontare oggi. Una sfida che vogliamo vincere assieme a quest’Ordine” ha concluso.