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Casi di fegato grasso in aumento tra i giovani, attenzione alla dieta e agli stili di vita

di Ufficio stampa
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ROMA (ITALPRESS) – Il fegato grasso, in termini medici steatosi epatica, è una condizione caratterizzata dall’accumulo eccessivo di grasso nelle cellule del fegato. In Italia il fegato grasso è un problema di salute pubblica crescente: si stima che circa il 25-30% della popolazione adulta presenti una forma di steatosi epatica, con incidenza maggiore tra le persone obese e i diabetici; l’incidenza sale fino al 70% nei paesi con il diabete di tipo 2. I casi sono in aumento anche tra i bambini e gli adolescenti in sovrappeso: il fegato grasso è una patologia legata in modo significativo allo stile di vita sedentario e ad abitudini alimentari scorrette. “Fisiologicamente il fegato contiene grasso. La normalità si aggira intorno al 5-10% del peso corporeo ed è molto importante perché i grassi forniscono energia alle cellule e costituiscono la parte integrante delle membrane delle cellule del fegato; oltre il 5-10% inizia a diventare troppo e ci sono diversi gradi di severità di steatosi del fegato, come viene tecnicamente definito l’eccesso di grasso”, ha detto Mario Mondelli, epatologo presso l’Istituto di cura Città di Pavia, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.

Nel raccontare come e dove si manifesta la steatosi epatica, Mondelli sottolinea come “la distribuzione di grasso in diversi distretti del fegato di solito è molto diffusa, non appartenente alla porzione destra o sinistra: le cause più comune sono sicuramente l’obesità di grado anche 1 o 2, il diabete di tipo 2, l’obesità addominale che è correlata allo sviluppo di diabete, le cosiddette dislipidemie ovvero gli eccessi di grassi saturi come i trigliceridi; tutto questo si iscrive nel contesto della sindrome metabolica, ovvero pressione alta, grassi elevati ed eccesso di diabete. La steatosi epatica non alcolica può essere provocata dall’eccesso di grassi e di zuccheri industriali e dall’assenza di esercizio fisico a tutte le età; per quanto riguarda la steatosi di natura alcolica, la convenzione è che gli uomini possano assumere due unità alcoliche al giorno, quindi un bicchiere di vino da 125 ml o una birra da 335 ml o un drink da 40 ml, e le donne una; un certo peso può assorbire maggiori quantità di alcol, ma vanno tenuti in conto anche i fattori genetici”.

Chi ne soffre, aggiunge l’epatologo, “non accusa nessun sintomo finché l’eccesso non produce cicatrici nel fegato: è la cosiddetta fibrosi, che può aggravarsi fino allo sviluppo di una vera e propria cirrosi. Per fortuna disponiamo di mezzi di primo livello come ecografie ed esami del sangue: le persone a rischio possono sottoporsi a questi esami per avere un quadro chiaro. Non c’è un’età ben precisa per il controllo, perché le cirrosi possono succedere anche in età pediatrica: ho visto casi di bambini, più obesi che affetti da diabete, che avevano già sviluppato cicatrici nel fegato; le misure preventive in questo caso sono educazione alimentare e attività sportiva. La steatosi epatica è in crescita perché è in crescita l’obesità, quindi tutti i fattori di rischio che determinano un eccesso di grasso nel fegato; in più è aumentata la sensibilità dei medici e dei media”.

Il contrasto al fegato grasso, conclude Mondelli, coinvolge diverse figure del mondo sanitario in quanto “non è solo appannaggio dell’epatologo, ma l’approccio alla diagnosi e alla cura è multidisciplinare: anche l’endocrinologo, il dietologo e il cardiologo se ne occupano. In Italia siamo stati tra i primi a implementare la vaccinazione contro l’epatite B, quindi è questione di aspettare alcune generazioni per non vederla più ed essere tutti protetti: l’epatite C è stata affrontata grazie all’introduzione di farmaci che sono in grado di guarire completamente dalla malattia, mentre le malattie genetiche del fegato restano in crescita e bisogna stare molto attenti all’alimentazione e alla produzione di grassi industriali”.

– foto tratta da video Medicina Top –

(ITALPRESS).

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